giovedì 11 gennaio 2018

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri - la recensione

Missouri, nel cuore degli Stati Uniti, viene commesso un brutale omicidio, una giovane ragazza violentata, uccisa e poi data alle fiamme. Dopo dieci mesi la polizia non ha arrestato nessuno, le indagini sono ferme, ma il dolore di Mildred Hayes (F.McDormand) persiste insieme alla sua rabbia. E' così che la donna affitta tre cartelloni pubblicitari per scrivere un messaggio contro la polizia. Un messaggio indirizzato in particolare allo sceriffo di Ebbing, Bill Willoughby (W.Harrelson), malato di cancro. Un gesto estremo che scuoterà una comunità abbandonata all'indifferenza e alla pigrizia.

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è una dark comedy con una storia tragica impregnata di odio e dolore. Rispetto ai suoi precedenti lavori, il regista Martin McDonagh in questo film fa un passo in avanti inserendo, in modo perfetto, intelligente e senza mai perdercisi dentro, tematiche e riflessioni molto profonde.
Al centro della storia ci sono tre personaggi, una madre in cerca di giustizia (o vendetta), uno sceriffo che deve fare i conti con la propria sofferenza, e un poliziotto "bifolco" razzista e violento, nello scenario della profonda provincia americana, dove una ragazza può essere brutalmente assassinata senza suscitare particolare orrore se non nel cuore di sua madre, che invece viene osteggiata per un messaggio polemico su tre cartelloni pubblicitari. In questo contesto aspro e arrabbiato c'è però spazio per uno spiraglio positivo, portato da tre commoventi lettere piene di compassione e amore, un gesto delicato che riesce a istillare un po' di calma nella rabbia. Tutto questo McDonagh lo racconta senza mai cadere nel patetico o nel buonismo, grazie a una sceneggiatura fatta di battute taglienti e dialoghi ruvidi e sarcastici, con dei toni che si collocano tra i fratelli Coen e Tarantino.

Se il lavoro di McDonagh alla regia e alla sceneggiatura è davvero ottimo, eccezionale è l'apporto del cast, su tutti il trio protagonista, Frances McDormand, Woody Harrelson, e Sam Rockwell, tutti e tre perfetti. Woody Harrelson e Sam Rockwell sono uno l'opposto dell'altro, calmo e riflessivo il primo, impulsivo e violento il secondo, entrambi offrono una prova solida e complementare l'uno verso l'altro. Straordinaria Frances McDormand, la sua Mildred è arrabbiata, dura, irremovibile, passa sopra tutto e tutti, apparentemente senza curarsi di come le sue azioni e le sue parole possano ferire chi le sta intorno. Ma sotto quella rabbia c'è un incredibile dolore, una donna segnata dalla disperazione e dai sensi di colpa, e per esprimere tutto questo Frances McDormand non ha bisogno di parole, è tutto nei suoi primi piani, nelle sue espressioni controllate ma incredibilmente intense. Una prova eccezionale di una grandissima attrice.
Ottimo anche tutto il cast di supporto, John Hawkes, Peter Dinklage, Abbie Cornish, Caleb Landry Jones, Lucas Hedges, e Clarke Peters.

Siamo solo a gennaio ma si può tranquillamente dire che Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è uno dei migliori film dell'anno. Una bella storia, raccontata bene, girata bene, recitata splendidamente, che rimane ruvida e cinica fino alla fine, lasciando però un finale aperto alla speranza che, nonostante tutto, nonostante la rabbia e il dolore, ci può essere spazio per un cambiamento verso il bene.

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