domenica 18 giugno 2017

How to Talk to Girls at Parties - la recensione

Londra, 1977. Mentre in città si festeggia il Giubileo della Regina, Enn e i suoi amici si imbucano a una festa dopo essere stati a un concerto punk. Qui si imbattono in bellissime ragazze e personaggi insoliti, senza sapere che quelle persone non sono altro che extraterrestri in visita sulla Terra.


Dal racconto breve dello scrittore Neil Gaiman, già trasposto in fumetto da Gaiman stesso, John Cameron Mitchell trae un film intero, ampliandone la storie e le possibilità, donando un background ai personaggi e un "cosa accade dopo" alla festa aliena. Non è facile inquadrare How to talk to girls at parties perché niente di quello che si vede sullo schermo è lineare: non è lineare la storia, non lo sono i personaggi, non lo è la regia.

Come in un videoclip punk le immagini veloci, frenetiche, sfocate ci introducono alla periferia londinese e alla sottocultura che stava nascendo proprio in quegli anni, popolata di figure eccentriche. Umani e alieni si confondono, tanto che gli extraterrestri non appaiono così insoliti nonostante l'assurdo sia una costante nella loro rappresentazione. E poi, sotto tutto il contorno di stranezze, c'è una storia d'amore semplice e fresca, quella fra il timido Enn e l'aliena Zan, personaggio sopra le righe eppure tremendamente adorabile nella sua ingenuità, magnificamente interpretato da Elle Fanning.
Quel che si percepisce più chiaramente è il divertimento, quanto regista, produttori, costumisti e l'intero cast si siano divertiti nel girare questo film, in particolare colpisce un'insolita Nicole Kidman regina del punk (meravigliosa, con quel trucco e quei costumi ricorda un po' David Bowie in Labyrinth) e Ruth Wilson, algida e sensuale aliena dal costume decisamente insolito, e Matt Lucas (che i fan di Doctor Who riconosceranno sicuramente), a tratti inquietante.

Il comparto tecnico è di altissimo livello, musica, suoni e colori sono trascinanti, ma ciò che davvero coinvolge è la magia della storia, anche quando non si sa bene cosa stia succedendo ecco che Enn e Zan tornano a essere semplicemente due ragazzi innamorati.
Sicuramente siamo di fronte a un film che è molto lontano da essere perfetto, che sembra essere stato fatto più per se stessi che per il pubblico, eppure l'impressione è che potrebbe diventare un cult underground, un po' Rocky Horror (che spesso ricorda nella follia straniante di una festa popolata di alieni), un po' Across the Universe, un po' Guida Galattica per Autostoppisti, ma senza somigliare davvero a nulla se non a se stesso.
C'è tanto Gaiman ma c'è anche tanto Mitchell, e se si è disposti a lasciar perdere qualsiasi logica, si esce dalla sala divertiti tanto quanto si sono divertiti loro a girarlo.



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