mercoledì 8 marzo 2017

La luce sugli oceani - la recensione

Tom (Michael Fassbender) è un reduce della prima guerra mondiale. Per sfuggire ai fantasmi che ancora lo perseguitano, sceglie un esilio volontario come guardiano di un Faro isolato dal mondo, proprio al limite fra l'Oceano Indiano e l'Oceano Australe. Poco prima di lasciare la terraferma per l'isola su cui passerà i successivi tre anni, conosce e si innamora di Isabel (Alicia Vikander), e dopo poco tempo la sposa, portandola con sé al faro. La loro vita tranquilla, però, è sconvolta dalla tragedia della perdita del loro figlioletto non ancora nato, trasportando i due coniugi in una spirale di ossessione, segreti e bugie.

Dopo il bellissimo Blue Valentine, Derek Cianfrance torna a parlare di matrimonio e vita coniugale con la trasposizione del romanzo omonimo di M.L Stedman, rimanendo piuttosto fedele al testo di partenza e affidandosi a un duo di protagonisti di talento, appoggiati anche da una coprotagonista, Rachel Weisz, che sicuramente non sfigura. 
Il film risulta diviso quasi nettamente in due parti. La prima metà è senza dubbio quella che funziona meglio, si è affascinati e avvinti dalle atmosfere sognanti e romantiche del Faro, dalla vita quotidiana dei protagonisti, dalle loro gioie e dalle loro tragedie, aiutati anche da una fotografia davvero suggestiva che va a valorizzare il paesaggio naturale e gli attori stessi.

La seconda metà, invece, assume toni molto diversi, un vero e proprio melodramma, ampliando sia locations che personaggi. Questo si traduce in una marcata velocizzazione del ritmo, ma anche in una più evidente discontinuità di scrittura: il film, infatti, spesso si perde e risulta a volte affrettato a volte eccessivamente lento e non sempre si riesce a tenere alta la componente drammatica, privilegiando forse troppo la forma sulla sostanza.
Comunque le oltre due ore scorrono piacevolmente e il risultato è più che buono, soprattutto grazie alla bravura dei tre interpreti principali. Si sarebbe potuto fare molto meglio, questo è certo, ma non ci si può lamentare.

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