giovedì 5 gennaio 2017

Assassin's Creed - la recensione

Dopo anni di fallimentari (o quasi) film tratti dal mondo dei videogame ecco arrivare un lungometraggio che in qualche modo cerca di spezzare la "maledizione" del sopracitato filone filmico. Assassin's Creed non è un adattamento fedele ispirato ad un titolo del celebre franchise videoludico, è semplicemente un'estensione di quest'ultimo. La 20th Century Fox e la Ubisoft hanno fatto la scelta più giusta in tal senso, in quanto un'ispirazione troppo marcata ad uno dei numerosi titoli avrebbe comportato un rischio maggiore e francamente inutile.

Il film, come già accennato, è incastrato in un universo che più o meno tutti ormai conosciamo, e per questo si prende il lusso di dare per assodato piccole questioni. Che siate appassionati della saga videoludica o semplici spettatori, gran parte del pubblico conosce Assassin's Creed e ciò che rappresenta ed anche per questo il film parte subito in quarta evitando il ridondante scoglio del "film di origini" che a questo punto non sarebbe servito a nulla e anzi, avrebbe di certo banalizzato tutto il progetto.

Ci troviamo al fianco di Callum Lynch (Michael Fassbender), un condannato a morte (per un apparente omicidio) che viene preso in custodia (non esattamente volontaria) dell'Abstergo, una multinazionale tecnologica fondata dall'Ordine dei Templari che sfrutta la memoria genetica degli individui per far rivivere ad alcune "cavie selezionate" i ricordi di un antenato. In questo caso Callum risulta estremamente prezioso per i Templari in quanto discendente di un membro della fratellanza degli Assassini,  l'ultimo ad aver avuto un contatto diretto con un Frutto dell'Eden, ovvero un artefatto mistico in grado di controllare la volontà delle persone. Attraverso l'Animus, una macchina tecnologicamente avanzata in grado di catapultare un individuo nella memoria genetica di un suo avo, l'Abstergo tenterà in ogni modo di scoprire l'esatta ubicazione della Mela dell'Eden attraverso Aguilar, l'antenato Assassino di Callum.

L'origine del tutto non è il centro permanente del film, tuttavia, con sapienti espedienti, cerca di porre delle basi comprensibili da tutti. Come?! Ambientando gran parte delle vicende nel presente, esattamente il contrario di ciò che accadeva nel videogame. Certo, l'azione dura e pura è quasi del tutto relegata ad Aguilar, ma è il presente il contesto in cui il regista Justin Kurzel ha deciso di calcare la mano. Nulla è lasciato al caso, e seppur con una partenza vagamente distaccata, fredda e un po' troppo frenetica (nel montaggio soprattutto), il lungometraggio spicca lentamente il volo, lo stesso volo dell'aquila che molto spesso Kurzel non manca di mostrarci con acrobatiche panoramiche aeree. Sempre in tema di acrobazie non possiamo non dare merito alle spettacolari coreografie che da sempre caratterizzano il mondo creato dalla Ubisoft.

Una fotografia polverosa (a volte troppo), una colonna sonora gestita con criterio ed alcuni ammiccamenti indirizzati principalmente ai fan duri e puri condiscono alla perfezione un progetto onesto e senza pretese. Almeno, a differenza di altri progetti simili, qui si intuisce un grande rispetto per la materia da cui prende origine.


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