giovedì 1 dicembre 2016

Snowden - la recensione

Nel 2013 il ventinovenne Edward Snowden, ex dipendente della CIA e consulente informatico per la NSA, racconta a un giornalista del The Guardian e a una documentarista, alcuni fra i più importanti segreti riguardanti lo spionaggio, da parte del governo degli Stati Uniti nei confronti dei suoi cittadini. Barricato all'interno di una camera d'albergo, Snowden non si limita a raccontare i fatti, ma fornisce ai suoi interlocutori, e quindi allo spettatore, le motivazioni più profonde del suo gesto e l'ideale che lo ha spinto a rischiare tutto per rivelare al mondo la verità

Una storia del genere sembra concepita appositamente per finire nel mirino di un regista come Oliver Stone, una biografia dal forte connotato politico non poteva di certo sfuggirgli e in un certo senso Snowden presenta tutti i classici stilemi del cinema di Stone.
Probabilmente qualche anno fa ne avrebbe ricavato un capolavoro, ma purtroppo non è così e ancora una volta, come accade ormai da Alexander in poi (ultimo suo film davvero memorabile, nel bene e nel male) Stone non riesce a fare bene pur non sbagliando nulla. Perché non c'è effettivamente un vero e proprio problema in Snowden, né nella regia sempre impeccabile e anzi, che offre più di uno spunto interessante, né nella sceneggiatura che, pur a volte un po' confusa, riesce a delineare molto bene l'uomo Snowden prima del personaggio ritratto dai giornali, aiutato anche moltissimo dall'interpretazione misurata di Joseph Gordon Levitt che impedisce a Stone di strafare e mitiga una retorica, soprattutto nel finale, che avrebbe rischiato di diventare irritante.
Il vero problema di Snowden è che, in più di due ore di film, non riesce mai davvero a coinvolgere, mai ad emozionare, ed al di là del suo protagonista non c'è nessun personaggio che rimane davvero impresso, pur potendo contare su un cast di tutto rispetto.
Un film asettico, il che è davvero strano dato che negli intenti si riscontra invece l'opposto, con una vena politica marcata e dell'idealismo che esce fuori prepotentemente nel finale.
Non c'è nulla di sbagliato in Snowden, eppure non c'è nemmeno nulla di convincente e a questo punto è lecito chiedersi dove sia finito Oliver Stone.

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