sabato 31 dicembre 2016

Il GGG - Il Grande Gigante Gentile - la recensione

Sophie è un'orfana e vive in un orfanotrofio inglese dalle regole ferree. Di notte non riesce a dormire così, rifugiatasi sotto le coperte e immersa nel silenzio dei sogni altrui, Sophie si lascia andare alla lettura. Una notte, dopo aver sgridato un gruppo di chiassosi ragazzini, scorge dalla finestra una figura gigantesca che, accortasi dello sguardo della bambina, la rapisce, svanendo per le strade di Londra con abili escamotage, e la porta oltre le nubi, nella terra dei Giganti. Qui Sophie scopre che il suo rapitore è un vecchio gigante dai modi gentili, lo sguardo curioso e il linguaggio sgrammaticato, soggetto alle prepotenze degli altri giganti, grezzi e maleducati.

Dopo Lincoln e Il Ponte delle Spie, Steven Spielberg torna al mondo magico della fiaba, adattando per il grande schermo il romanzo di Roal Dahl (autore anche de La Fabbrica di Cioccolato) senza discostarsi dal testo originale ma enfatizzandone l'aspetto più propriamente meraviglioso con una regia molto classica ma sempre di grande effetto, confermando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il talento straordinario che lo contraddistingue.
A dare le fattezze e la voce al GGG c'è Mark Rylance, nuovo attore feticcio di Spielberg, qui per la prima volta alle prese con la motion capture. Rylance riesce a essere intenso e tenerissimo nonostante non si veda mai di persona, il suo accento e il suo modo buffo di parlare è bellissimo e subito crea nello spettatore un forte senso di empatia per il personaggio. La chimica con Ruby Barnhill, per la prima volta sullo schermo, è evidente e le scene fra i due sono coinvolgenti e divertenti.

Come sempre nei film di Spielberg, la magia e la realtà si fondono, i sogni entrano prepotentemente nel racconto e sia i bambini, quanto gli adulti, sono trasportati in un mondo diverso, magico, dove è impossibile rimanere freddi di fronte alla dolcezza del Gigante o alla determinazione di Sophie, il tutto mentre luci colorate si rincorrono nel cielo notturno.
Siamo di fronte a un film tipicamente spielberghiano, dove il potere emotivo e visivo di ciò che si sta vedendo si fondono ed è difficile osservare con distacco, anche quando il ritmo cala leggermente o in alcuni momenti in cui un occhio attento potrebbe notare che molte scene tendono ad assomigliarsi, personaggi e storia non smettono mai di emozionare.

Un film per bambini, un film per il bambino che è in ogni adulto, un film che scalda il cuore perchè è bello nel senso più puro del termine. Spielberg non sbaglia un colpo.

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