sabato 19 novembre 2016

Animali Notturni - la recensione

"Sì, lo amavo. Era uno scrittore e non avevo fiducia in lui. Presa dal panico gli ho fatto una cosa orribile. Imperdonabile, davvero."
"Lo hai lasciato?"
"L’ho lasciato. L’ho lasciato in un modo brutale."

Tom Ford attinge alle sue qualità di stilista, sceneggiatore e regista, per portare a compimento la sua seconda opera cinematografica, che gli è valsa il Gran Premio della Giuria alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. E tutto, in Animali Notturni, è offerto allo spettatore per essere assaporato: l’eleganza, la violenza, il dolore.

Tanto la storia quanto i protagonisti, Susan ed Edward, sono tratti dal romanzo "Tony and Susan" di Austin Wright. Come raccontato nel libro, Susan riceve un manoscritto, la bozza di un racconto intitolato “Animali Notturni” che il suo ex-marito, Edward, ha dedicato a lei. La donna trascorrerà tre notti calandosi in una storia scritta per nutrire il suo rimorso e per farle condividere il dolore di una brutale separazione, così come lo scrittore lo ha vissuto.
Ford sceglie con cura i volti dei due tormentati protagonisti: Amy Adams fa dei suoi occhi, del suo viso e della sua sensuale eleganza gli strumenti recitativi fondamentali per mostrarci Susan e per legarci a lei. A Jake Gyllenhaal è offerto – invece – di recitare nel meta-racconto, come protagonista del romanzo che Susan ha ricevuto. È nella tragedia di Tony, protagonista del manoscritto, che il dolore di Edward, l'autore, si dispiega. Nel veicolare questo dolore dalla storia del romanzo a Susan e da Susan a noi, Gyllenhaal non risparmia le sue capacità, offrendo agli occhi dello spettatore un corpo e uno spirito sempre più consumati dalla sofferenza, dal rimorso e dal senso di vendetta. Sempre nel romanzo di Edward, i tre pilastri della brutalità umana, della violenza e della disperazione, poggiano anche sui personaggi interpretati rispettivamente da Aaron Taylor-Johnson, inedito nella sua follia e nel senso di minaccia che riesce a trasmettere, e da Michael Shannon, calato con intensità nella parte del detective Bobby Andes.

Il film passa tutto per la mano di Tom Ford, uomo ed esteta, la quale scorre sull'opera come su di un tessuto che viene accuratamente lavorato, dietro l’impulso dell’ispirazione. Come in A Single Man, suo debutto cinematografico alla regia, Ford offre inquadrature in grado di dare il giusto respiro alla composizione scenografica, minimalista e in diverse scene portatrice di riferimenti simbolici. Sempre rispetto al film del 2009, all'alternanza cromatica tra colori tenui e colori vivaci è sostituito il contrasto tra l’ambiente elegante ma decadente in cui vive Susan, e quello selvaggio e desertico dove si svolge il dramma di Tony.
Elemento di forte continuità è invece la colonna sonora di Abel Korzeniowski, il quale ha già dato prova, tanto nella precedente opera di Ford quanto nella serie televisiva Penny Dreadful, di poter conferire con la sua musica una potente carica espressiva alle immagini che accompagna. Il tema di questo film, in particolare, brilla per la sinuosità delle sue linee melodiche, tessuto di un’atmosfera onirica che giunge a un matrimonio perfetto con la surreale, spiazzante e ipnotica scena d’apertura.

Come ogni opera d’arte che può definirsi "di valore", Animali Notturni non teme la reazione contrastante che può sortire su chi lo vede, reclamando proprio il diritto di fare irruzione in quest’ultimo e di produrre il suo effetto. Di irrompere come un pugno di velluto, lasciando che lo spettatore, chino dopo averlo incassato, ringrazi per tutto quello che ha potuto assaporare.

Diego

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