sabato 29 ottobre 2016

Doctor Strange - la recensione

Stephen Strange è un brillante neurochirurgo, ma arrogante e dall'ego smisurato, la sua vita fatta di riconoscimenti e denaro viene sconvolta da un violento incidente stradale che gli fa perdere l'uso delle mani. Dopo aver speso tutti i suoi soldi in infruttuosi tentativi di guarigione, si reca in Nepal, nell'antico tempio di Kamar-taj dove ha sentito parlare di miracolose cure. Qui, sotto la guida dell'Antico, scoprirà che c'è molto di più oltre il mondo che conosce, un universo dove la magia è reale e i nemici si muovono oltre il piano dell'esistenza fisica.

Quattordicesimo film del Marvel Cinematic Universe e secondo di questa fase tre, Doctor Strange era particolarmente atteso non solo perché vedeva il debutto di Benedict Cumberbatch nel mondo dei cinecomic, ma soprattutto perché l'introduzione del Multiverso, così importante nei fumetti, nel MCU promette di cambiare radicalmente quanto fatto sin ora con i Vendicatori e lanciare definitivamente la fase tre verso il prossimo Avangers: Infinity War.
Da un punto di vista prettamente narrativo questo nuovo capitolo non offre nulla di particolarmente originale oltre la classica storia di origine che la Marvel ci ha abituato a vedere fin dal suo esordio. Si può dire anzi che, proprio perché aveva il compito di introdurre lo spettatore. non solo ad un nuovo personaggio ma direttamente all'interno di un nuovo mondo, diverso e parallelo a quanto visto fin ora, può ricordare molto il primo Iron Man, dove il film con Robert Downey Jr doveva presentare l'intero progetto.

La scelta di Benedict Cumberbatch, perfetto nel ruolo del (non ancora) stregone supremo, è significativa, poiché attore di indubbio talento e grande carisma, tanto che potrebbe essere proprio lui a prendere le redini del MCU nell'eventualità che il suo collega Tony Stark andasse "in pensione".
Il cast di contorno fa un ottimo lavoro a sua volta: Tilda Swinton è una magnifica Antico e fuga ogni dubbio (l'Antico dei fumetti è un uomo anziano e più di un fan aveva storto il naso alla notizia del casting di una donna nel ruolo), e Mads Mikkelsen sopperisce con la sua presenza scenica alle solite carenze di caratterizzazione del villain che ormai sono tristemente tipiche dei lungometraggi Marvel.

Ciò che davvero impressiona e che rappresenta un'innovazione totale rispetto a quanto visto fin ora nei cinecomic, è l'aspetto visivo del film. Strange e gli altri stregoni si muovono in un incastro di dimensioni e scenari che ricordano Inception di Nolan, mondi presi dai più visionari quadri di Escher, in una rappresentazione surreale e colorata, figlia di una sottocultura anni '60 psichedelica che è tipica delle pagine soprattutto del primissimo Doctor Strange.
Infine un plauso va a Michael Giacchino, autore di una colonna sonora davvero meravigliosa che si amalgama perfettamente alle scene sia più intime che quelle più visionarie, con un paio di tracce addirittura indimenticabili.

Pur mantenendo una struttura lineare, tipica delle origin story Marvel, il film di Scott Derrickson rappresenta un punto di svolta importante nell'universo cinematografico Marvel, un'esperienza visiva coinvolgente e divertentissima. Da vedere preferibilmente in 3D.

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