lunedì 1 agosto 2016

Ghostbusters - la recensione

Si ricomincia da capo, e allora “chi chiamerai?” La risposta giusta potrebbe essere Paul Feig ma sicuramente non sarebbe l'unica.



Il pre-odiato “reboot al femminile” di Ghostbusters è arrivato finalmente nelle sale, ed è ora di tirare giù le (vere) somme sulla questione.

Niente è intoccabile, Hollywood ce lo ha insegnato nel corso degli ultimi vent'anni. Cult e capolavori della settima arte vengono spesso rimaneggiati nel corso del tempo, con risultati tanto pregevoli quanto disastrosi. Per quanto riguarda Ghostbusters è giusto escludere l'ultimo scenario appena citato. Feig ha fatto un buon lavoro. Certo, non eccellente o originale, ma comunque buono. Qualcun altro avrebbe potuto fare di meglio? Probabile, ma forse anche no. accontentiamoci di un divertente blockbuster estivo che riesce a strappare allo spettatore meno pretenzioso più di una risata lungo le due ore effettive della pellicola, merito anche (e soprattutto) del variopinto cast che la risata se la mangia letteralmente a colazione. Melissa McCarthy, Kristen Wiig, Leslie Jones e Kate McKinnon formano una squadra omogenea e ben caratterizzata che non ha nulla da invidiare a quella “originale”. Un team accompagnato da un Chris Hemsworth mai così comico nei panni del superficiale segretario senza cervello.

Ciò che forse non funziona al 100% riguarda principalmente le scene action: Feig (purtroppo) non spinge mai l'acceleratore in questo contesto, penalizzando in qualche modo il ritmo di gran parte del lungometraggio, che già pone le basi su una struttura comedy abbastanza statica.

Non c'è più nulla da aggiungere. Il “nuovo” Ghostbusters è promosso con poche riserve. Intrattiene? Sì. Fa ridere? Sì. È visivamente accattivante? Sì. È totalmente riuscito? Chiaramente no. Ma niente è perfetto.

Mat

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